Tecnica del Catch & Release" e Video Catch & Release



L'etica della pesca sportiva pone colui che la pratica (pescasportivo) in condizioni di parità con la sua preda.

Chi pratica la pesca sportiva nella sua autenticità non si pone come unico obiettivo di catturare pesce per nutrirsene, ma cerca la sfida nella cattura stessa; ne è la prova il recente diffondersi del No-killcioè (pesca) senza uccisione e del Catch & Releaseovvero cattura e liberamento.

La continua evoluzione dei suddetti accorgimenti è dettata dalla volontà di garantire la sopravvivenza del pesce; attualmente tale garanzia manca in quanto una percentuale non bene identificata delle catture può riportare ferite tali da causarne la morte per via dell'impossibilità ad alimentarsi.

Il vero pescatore sportivo è rispettoso delle leggi che regolano la sua disciplina (misure minime, divieti di pesca, pesci in pericolo estinzione, etc.) e della natura stessa. Per molti pescatori sportivi, in effetti, gioca un ruolo fondamentale nella propria passione l'ambiente di pesca, a volte più della quantità di pescato.

Inoltre esistono degli accorgimenti nelle varie tecniche di pesca sportiva che permettono di selezionare in anticipo le prede da catturare evitando catture indiscriminate e prede sottomisura (ad esempio la misura degli ami, il tipo di esca... e nella pesca in apnea la possibilità di vedere la preda prima di scoccare il tiro per valutare la specie e le dimensioni).

Comunque il pescatore sportivo, in quanto tale, non trae profitto economico dalla pesca e non cattura prede di cui poi non si ciba, integrandosi quindi nella catena alimentare che lega tutti gli esseri viventi.

Il No-kill (o Catch and Release - letteralmente "Prendi e Rilascia") è una filosofia di pesca diffusasi da pochi anni che svincola definitivamente la pesca sportiva dalla sua anziana parente commerciale e "nutrizionale".

Diffusasi recentemente è oggi applicata sempre da un numero crescente di pescatori sportivie consiste nel rilasciare il pescato immediatamente dopo la cattura procurandogli meno danni possibile.

Al pescatore resta una foto e l'emozione vissuta, al pesce la libertà di tornarsene in acqua.

Regole principali del No-Kill

Uso di ami singoli e senza ardiglione

Gli ami multipli(ancorette) e gli ami con ardiglione provocano al pesceferite gravi che ne mettono in pericolo la sopravvivenza. Usando ami singolie privi dell'ardiglione potremo slamare più facilmente il pesce e senza provocargli danni. Pur facilitando la slamatura, gli ami privi di ardiglione, sono in grado di provocare danni di una certa entità, specie a carico delle strutture della bocca e della gola del pesce, che, nei casi più gravi, muore a causa dell'impossibilità di alimentarsi o per la gravità delle ferite riportate, soprattutto in conseguenza del combattimento. Anche se il pesce riesce a sopravvivere andrà incontro ad un periodo di stress alimentare che potrebbe pregiudicarne la condizione. Normalmente l'amo senza ardiglione aumenta in modo significativo la percentuale di slamature durante il recupero del pesce.

Recupero e liberazione del pesce velocemente

Il pesce durante il ricupero lotta strenuamente per liberarsi. Questa lotta impari provoca uno stress grave con rilascio di un livello eccessivo di acido lattico. Sintomo di questo stress eccessivo causato da un ricupero lento è la posizione che il pesce assume dopo esser stato rilasciato: sta fermo a lungo e, nei casi più gravi, si abbandona in posizione orizzontale alla corrente. Ugualmente importante è la slamatura veloce favorita dall'assenza dell'ardiglionesull'amo. Il pesce può sopravvivere fuori dell'acqua solo per pochi minuti ed è opportuno ridurre questo tempo a pochi secondi, e comunque dove possibile è consigliato tenere il pesce in acqua.

Tenuta del pesce in acqua

Se nel recupero portiamo il pesce sin sotto riva, specie se sabbiosa o sassosa, ciò potrebbe provocare ferite causate dagli urti o dallo sfregamento su di una superficie ruvida. Rammentiamo che la pelle del pesce è ricoperta da un muco protettivo e che la perdita di questo muco causata dallo strusciamento sul terreno può determinare infezioni da parassiti. Il pesce va quindi rilasciato mentre è ancora in acqua.

Maneggiamento delicato e con mani bagnate

È essenziale non toccare il pesce con le maniasciutte: subisce un shock termico dovuto alla differente temperatura del nostro corpo (36°) rispetto alla sua che è poi quella dell'acqua dove vive. Bagnarsi le mani riduce abbastanza lo shock termico ed evita anche l'asportazione del muco superficiale.

La delicatezza e l'attenzione nel maneggiarlo è altrettanto importante: non mettetegli le dita nelle branchie e non stringetelo. Il guadino, ma solo se ha una rete senza nodi, può essere d'aiuto purché si stia attenti a non far impigliare le maglie della rete sulle branchie.

Slamatura

Oltre a farlo delicatamente e velocemente mantenendo il pesce in acqua, è opportuno utilizzare delle pinze (ottime le pinze emostatiche che si acquistano con pochi euro).

Il pesce allamato profondamente (allamato cioè non sulla bocca ma nell'esofago) non deve essere slamato. In questo caso la slamatura provoca ferite assai gravi in parti vitali: è meglio tagliare il finale. A questo punto il pesce sarà nuovamente libero, potrebbe riuscire ad espellere l'amo attraverso l'ano (facilitato dall'assenza degli ardiglioni) anche se sarà assai più probabile che i danni riportati durante il combattimento all'apparato digerente lo portino rapidamente alla morte.

Rianimazione

Se il pesce è esausto non va lasciato andare immediatamente: occorre mantenerlo in acqua tenendolo con le mani e contro corrente.

Muovendolo un po' in avanti ed indietro faremo entrare l'acqua e quindi l'ossigeno nelle sue branchie e lo rilasceremo solo quando inizierà a muoversi da solo cercando di liberarsi. Consigliamo un recupero veloce della preda per non stancarla troppo.

Alcuni ritengono che se la pesca è considerata uno sport, il No-kill ne rappresenti la filosofia più autentica.